mercoledì 3 febbraio 2016

SUPERMERCATO,QUALE TONNO COMPRARE E QUALE NO

Il tonno migliore secondo Greenpeace

Sai che tonno mangi? Greenpeace ha appena pubblicato la sua «Classifica Rompiscatole» che passa al setaccio gli 11 marchi di tonno in scatola più diffusi in Italia per valutarne la sostenibilità. Ecco i risultati

Quando viene pubblicata i più grandi produttori di tonno in scatola tremano perché non fa sconti a nessuno. Non a caso si intitola «Classifica Rompiscatole» e Greenpeace la stila periodicamente per valutare la sostenibilità di uno dei prodotti che amiamo di più: un'indagine Doxa prova infatti che la metà degli italiani mangia tonno in lattina almeno una volta a settimana, e c'è uno zoccolo duro del 25% che ne fa uso almeno 3 o 5 volte.

LA CLASSIFICAQuest'anno, per compilare la sua classifica, Greenpeace ha passato al setaccio gli 11 marchi di tonno più diffusi (che rappresentano circa l'80% del mercato italiano) come sempre in base a dei criteri molto rigorosi: la sostenibilità nella produzione, l'invasività dei metodi di pesca, le specie pescate, la precisione nelle etichette e la responsabilità sociale dell'azienda produttrice. Insomma, con un occhio a tutta la filiera produttiva.

QUAL È IL PROBLEMA

Una scatoletta di tonno può nascondere metodi di pesca distruttivi che svuotano il mare e uccidono animali tra cui squali e tartarughe. Il mare è sempre più vuoto: bisogna creare riserve marine che proteggano l’ecosistema e garantiscano che risorse come il tonno non si esauriscano. E bisogna cambiare metodo di pesca: le reti a circuizione e i palamiti usate dai grandi pescherecci permettono di pescare quantità enormi di tonni, ma anche di squali, tartarughe, uccellimarini ed esplari di tonno giovani. Inoltre, con questo sistema di pesca "industriale" la maggior parte dei guadagni finiscono nelle tasche di grandi compagnie straniere, mentri le popolazioni costiere e i pescatori vengono sfruttati. La soluzione: metodi di pesca più rispettosi, come la pesca a canna, che con adeguata regolamentazione e controlli, può davvero garantire un futuro alle risorse, ai nostri mari e alle popolazioni costiere che da essi dipendono.

CHI VINCE E CHI PERDEIl risultato? Non proprio incoraggiante. L'unica azienda ad aver passato - e nemmeno a pienissimi voti - il test, è Asdomar, che ha dimostrato sensibili progressi rispetto agli anni scorsi. Altri sei marchi (li trovate tutti nella gallery) secondo Greenpeace invece non fanno abbastanza, e per gli ultimi 4 in lista la strada è ancora molto lunga.

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